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Ricetta risotto alla milanese (quello vero!!) con ossobuco

Pentole da utilizzare per quattro persone (se siete di meno usate la misura piu piccola): casseruola alta cm 24, tegame cm 28.

INGREDIENTI:

360 g di riso superfino (Carnaroli o Arborio)
una piccola cipolla chiara
50 g di burro
30 g circa di midollo di bue (facoltativo)
½ bicchiere abbondante di vino bianco
un litro abbondante di ottimo brodo di carne
2 bustine di zafferano in polvere di qualità  oppure  una presa di zafferano in pistilli
50 g di Grana grattugiato
sale
PER L’OSSOBUCO
4 ossibuchi di vitello spessi circa 3 cm ricavati dal geretto posteriore
una grossa cipolla chiara
una piccola carota
una costa di sedano
40 g di burro
un cucchiaio d’olio extravergine d’oliva
½ bicchiere di vino bianco
un cucchiaio raso di concentrato di pomodoro in tubo
brodo di carne
farina
sale
pepe
PER LA GREMOLADA
la scorza di ½ limone non trattato
una manciatina di prezzemolo
uno spicchio d’aglio piccolo
PREPARAZIONE:

Dopo averla spellata trito finissima la cipolla. Trito il midollo e lo faccio soffriggere dolcemente in un tegame e bordi alti con la metà del burro. Mantengo la fiamma al minimo e, appena il midollo è fuso, unisco la cipolla, la spolvero di sale e la faccio appassire per una decina di minuti in modo che cuocia bene senza tuttavia prendere colore (se necessario aggiungo un goccio di acqua).

Ora unisco il riso, rialzo la fiamma e, mescolando continuamente con il cucchiaio di legno, lo faccio tostare per qualche minuto fino a quando diventa lucido e leggermente dorato. Unisco il vino scaldato e continuo a mescolare. Appena è sfumato, aggiungo un mestolo di brodo bollente. Mantengo il fuoco vivace e continuo a mescolare, aggiungendo via via altro brodo, un mestolo alla volta.

Quando il riso è quasi pronto, unisco lo zafferano diluito in un mestolo di brodo caldo. Dopo circa 20 minuti dalla tostatura, assaggio per regolare il sale e ritiro il risotto dal fuoco quando è ancora ben al dente e all’onda, cioè fluido. Unisco il resto del burro a fiocchetti e il formaggio e mescolo energicamente. Copro la casseruola con un panno e faccio risposare il risotto per un paio di minuti prima di portarlo in tavola.

Nella cucina tradizionale milanese il risotto allo zafferano è uno degli accompagnamenti classici dell’ossobuco in gremolada. In questo caso, preparo un risotto più abbondante in modo da portare in tavola un ricco piatto unico in una domenica d’inverno.

Ossobuco in gremolada
Trito la cipolla e separatamente preparo un trito finissimo con la carota e il sedano, mondati e lavati. Incido in più punti la pellicina esterna degli ossibuchi in modo che con la cottura non si arriccino e li infarino leggermente. Faccio fondere il burro in un largo tegame  con l’olio e quando sfrigola unisco gli ossibuchi e li faccio rosolare a fuoco vivace fino a leggera coloritura. Li giro e li faccio colorire anche dall’altra parte.

Ora li tiro su e verso nel tegame la cipolla, abbasso la fiamma e la faccio appassire e, quando diventa trasparente e comincia a prendere colore, rimetto nel tegame gli ossibuchi e li insaporisco con sale e pepe.

Dopo pochi minuti verso sul fondo del tegame il vino e, una volta sfumato, distribuisco il trito di sedano e carota fra i pezzi di carne e aggiungo il concentrato, diluito in una tazza di acqua calda e un mestolo di brodo. Copro e proseguo la cottura per un’ora abbondante fino a quando la carne diventa tenera e quasi si stacca dall’osso. Durante questo tempo, aggiungo un mestolo di brodo caldo quando il sugo si asciuga troppo e giro un paio di volte gli ossibuchi.

Nel frattempo, preparo un trito finissimo con il prezzemolo, la parte gialla della scorza di limone e l’aglio grattugiato. Quando gli ossibuchi sono pronti, quasi immersi in un sugo scuro e lucido, verso nel tegame il trito aromatico (gremolada) e lascio insaporire il tutto per un paio di minuti. Li servo ben caldi insieme al risotto oppure con purè di patate e spinaci al burro.

STORIA DEL RISOTTO ALLA MILANESE (QUELLO VERO!!) CON OSSOBUCO

Secondo diversi autori (Claudia Roden, Clifford Wright) il risotto alla milanese discende direttamente dal “riso col zafran” una specie di riso pilaff con lo zafferano, ricetta medioevale conosciuta sia da Ebrei che da Arabi. Ma la sua nascita ufficiale avviene l’8 Settembre 1574 come si legge nella Delibera del Riconoscimento De.Co.
“Per quel giorno il mastro vetraio belga Valerio di Fiandra aveva fissato le nozze di sua figlia. Quella data, evidentemente, aveva un valore speciale per lui che lavorava alle vetrate del Duomo… Durante il pranzo di nozze comparve un piatto di riso colorato con lo zafferano, materiale che la squadra di vetrai belgi al seguito di mastro Valerio era solita aggiungere a molti colori per creare particolari effetti cromatici.
Il riso così preparato, forse per scherzo, piacque a tutti, sia per il sapore che per il colore, in un’epoca in cui si attribuiva all’oro, o in sua mancanza alle sostanze gialle, un’importanza anche farmacologica.
Subito questo nuovo modo di preparare il riso si diffuse in tutta la città…
L’attuale tecnica di cuocere lentamente il riso aggiungendo
progressivamente il brodo si afferma lentamente, ogni ricetta iniziava
invariabilmente con la preparazione del riso lessato…
Nel 1809 l’opera intitolata “Cuoco Moderno”, di cui non si conosce l’autore (se non per l’acronimo L.O.G.) lo descrive nella sua forma definitiva: “riso giallo in padella”. Vi si descrive la cottura del riso, saltato precedentemente in un soffritto di burro, cervellata, midolla, cipolla, cui si aggiunge progressivamente brodo caldo nel quale sia stato stemperato dello zafferano.
Nel 1829 Felice Luraschi, celebre cuoco milanese, fa stampare il suo “Nuovo cuoco milanese economico”. Qui l’antico riso giallo diventa “risotto alla milanese giallo”, completo di grasso e midollo di bue, zafferano e noce
moscata, bagnato con brodo, insaporito con quella cervellata di medioevale
memoria e con formaggio grattugiato.

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