Descrizione
La paletta hamburger
La paletta hamburger antigraffio, orgogliosamente e interamente made in Italy.
La composizione della paletta hamburger antigraffio lo rende estremamente resistente a cadute, calore e abrasioni, evitandovi di rovinare il vostro set di pentole. Attenzione: non è plastica ma Nylon.
Il design della paletta hamburger antigraffio, semplice ed elegante, di colore nero, lo rende perfetto per portare un tocco di brio a qualsiasi tipo di arredamento da cucina.
L’estremità della paletta hamburger antigraffio è dotato di un anello per poterla appendere comodamente.
Si può lavare in lavastoviglie senza problemi.
Resistente al calore fino a 210 gradi, quindi ottimo nell’acqua calda e spettacolare per i fritti. Se si dimentica sulla padella calda non ha problemi.
La paletta hamburger è comoda, pratica e molto molto utile in cucina. Si dice antigraffio perchè grazie al Suo materiale non va a rovinare l’antiaderenza delle pentole.
Viene usato fin dall’antichità, ed è sicuramente il più usato tra gli attrezzi da cucina.
Di seguito riportiamo la storia del Cucchiaio tratto da wikipedia.
Definizione della paletta hamburger antigraffio
La paletta hamburger, dal latino cochleārium “strumento per mangiare le chiocciole è una posata da tavola costituita da una paletta concava ovale fornita di manico usata per raccogliere e portare alla bocca cibi liquidi o non compatti. Il cucchiaio è principalmente di metallo; un tempo in argento e alpaca, oggi in acciaio e Nylon ma ne esistono anche di legno e porcellana, tipici della cucina orientale.
Il materiale:
Il nylon o nailon[1] è una famiglia particolare di poliammidi sintetiche.
Con il termine di nylon si indicano in particolare le poliammidi alifatiche, ma talvolta lo stesso termine si usa (impropriamente) per indicare anche la classe delle poliaramidi (a cui appartengono il Kevlar e il Nomex), che sono invece delle poliammidi aromatiche.
I nylon sono usati soprattutto come fibra tessile e per produrre piccoli manufatti.[2]
Il primo a sintetizzare le poliammidi fu Wallace Carothers. Ottenne la poliesametilenadipamide (o nylon 6,6) in un laboratorio della DuPont di Wilmington (Delaware, USA) il 28 febbraio 1935.[2] Il processo di sintesi del nylon 6,6 (realizzato a partire dall’acido adipico e da esametilendiammina) fu brevettato nel 1937 e commercializzato nel 1938.[3][4]
Il nylon 6 fu prodotto per la prima volta da Paul Schlack nei laboratori della IG Farben nel 1938 a partire dal caprolattame come reagente.[2] Fu brevettato nel 1941 e commercializzato sotto il nome di “Perlon”.